NEXT GEN TIME

Le parole sono importanti e da esse, dalla scelta che ne facciamo, dipendono i contenuti che vogliamo veicolare.

Si parla ormai da mesi del piano di azioni messo in campo dall’Unione Europea per contrastare gli effetti della crisi post pandemica e rilanciare l’economia. Il piano si basa su una parte consistente di nuovo debito pubblico, che dovrà essere pagato negli anni futuri da tutti noi. Se il debito è buono, fatto cioè per mandare i figli all’Università e non per andare in osteria, non ci saranno problemi, ma l’impressione è che in generale il titolo Next generation EU adottato dall’Unione sia diventato troppo velocemente Recovery fund e non a caso, ma perché le dinamiche socio politiche e imprenditoriali del nostro paese sono ancora governate da una generazione, che in questo momento chiede ristori di patrimoni piuttosto che investimenti sul futuro, che spinge la spesa, in definitiva, sulla conservazione dello status quo. In simili contesti la politica poco può da sola, anche la politica buona, visionaria, sognatrice. 

Lavorare per costruirenon per distruggere.

C’è bisogno di aiuto, che la nuova generazione di ventenni, trentenni e quarantenni, educata e consapevole, prenda in mano il proprio futuro e si sporchi le mani, si comprometta con la politica, con l’arte di mediare, abbandoni il radicalismo fintamente morale, ed entri nei partiti, li animi, li rianimi alla bisogna, ne fondi di nuovi se quelli vecchi proprio non li digerisce e lo faccia per costruire, non per distruggere. Unirsi contro qualcuno è più facile che unirsi per qualcosa, per un’idea, ma non porta lontano, unirsi per costruire un futuro, per pensare e attuare progetti è più complesso, ma credo nella Next generation UE, credo nei giovani di oggi che dovranno guidare i processi futuri e voglio chiamarli alla partecipazione, alla discussione, alla presa di coscienza che ognuno deve iniziare ad occuparsi del proprio futuro, in un Paese che negli ultimi decenni ha pensato a loro non a sufficienza, che si è preoccupato di pensioni anticipate piuttosto che agevolare l’accesso al mercato del lavoro, di sgravi di cartelle esattoriali, di rientro dei capitali sottratti al fisco, a scapito della sanità, dell’istruzione, del lavoro.

Qualcuno mi ha detto che questa nuova è una generazione di zombie, a cui basta un telefonino, Netflix, una connessione internet e qualche soldo dallo stato per comprare su Amazon e ai fast food. Io credo invece che sia una generazione incredibilmente sensibile, che merita un Paese migliore di quello che gli stiamo offrendo, un Paese che offra opportunità, fiducia nel futuro e dunque serenità e strumenti per ripagare quello che, solo così, sarà un investimento per il domani e non un cappio stretto intorno al loro collo. A voi dico però, scendete in campo, coalizzatevi, fate sentire la vostra voce e pretendete di essere attori protagonisti del vostro futuro. Scrivetemi, incontriamoci, confrontiamoci, è il vostro tempo.

SCRIVIMI LE TUE IDEE

Stefano Palumbo

Mi chiamo Stefano e amo la mia città. All’Aquila sono nato e cresciuto, umanamente e culturalmente, dalla piccola scuola di paese di Poggio di Roio, agli studi superiori, fino alla laurea in Ingegneria.

Migliorarsi,
tramandare
e seminare

firma_palumbo
stefano_palumbo_sc

Rimaniamo in contatto