“Perdonanza ancora poco conosciuta dai turisti” – Abruzzo24
Ieri, sulle pagine del quotidiano ‘Il Centro’ alcuni albergatori dell’Aquila hanno fatto il punto sull’importante afflusso turistico che si sta registrando in città; in particolare, dalle interviste è emerso che L’Aquila e il circondario sono pieni di visitatori che, tuttavia, non conoscono la ‘Perdonanza’. Quasi tutti hanno scoperto l’evento solo dopo essere arrivati in città, per caso, proprio nella settimana di festeggiamenti legati all’indulgenza di Papa Celestino V.
Anzi, in questi giorni si è registrata persino una leggera flessione rispetto al periodo di ferragosto.
Non è affatto una sorpresa.
Un paio di settimane fa, il direttore dell’Hotel Federico II Roberto Laglia aveva spiegato a newstown che “i turisti vengono per la città in ricostruzione, per la natura e i borghi circostanti, e non per ‘I Cantieri dell’Immaginario’ o la ‘Perdonanza’ che sono ancora eventi appannaggio dei locali”.
E’ chiaro che i direttori delle strutture ricettive hanno un punto di vista privilegiato sugli andamenti turistici e, dunque, forniscono indicazioni puntuali sui flussi; d’altra parte, i ‘freddi’ numeri confermano che, negli ultimi anni, i momenti di picco si sono verificati a cavallo del Ferragosto, con una seconda metà del mese, quella della Perdonanza, che ha avuto un andamento essenzialmente declinante, seppure movimentato da qualche rimbalzo. E’ accaduto dal 2015 al 2018, ce lo ha confermato Alberto Bazzucchi dell’Istituto nazionale Ricerche turistiche che, nell’ottobre 2019, aveva analizzato per newstown i flussi turistici degli ultimi anni, sottolineando come la tendenza avesse disegnato un profilo non dissimile anche per l’estate che ci si era appena lasciati alle spalle.
Le parole dei direttori d’albergo confermano per l’estate 2021 una tendenza che pare consolidata.
Insomma, la ‘Perdonanza celestiniana’ è ancora un evento localistico, sebbene piuttosto ‘costoso’.
Provando a stimolare una riflessione che intende essere costruttiva, si potrebbe dire che eventi di questo tipo, in particolare quelli con radici storiche e tradizionali plurisecolari, per essere riconoscibili e diventare oggetto di attenzione, anche internazionale, dovrebbero assicurare caratteristiche di stabilità nel tempo, di linearità, nei contenuti, nella formula, nell’identità di fondo.
E’ su questo che bisognerebbe puntare con forza, sull’identità.
Ce lo ha indicato l’Unesco che ha iscritto la ‘Festa del perdono celestiniano’ nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità: la ‘Perdonanza’ ha un fondamento storico secolare a valenza culturale e spirituale, che non significa rievocazione storica o, peggio, folklorizzazione e spettacolarizzazione. E’ sul concetto di perdono e pacificazione che dovrebbe costruirsi l’evento, sul senso di comunità che significa apertura all’altro e al dialogo interculturale, rappresentato, anche, dal ‘Fuoco del Morrone’ con il suo ‘Cammino del Perdono’ che ripercorre le tappe del ‘Magnifico corteo’ che, nel luglio 1294, accompagnò Pietro Angelerio dall’Eremo di Sant’Onofrio fino al prato antistante la Basilica di Collemaggio per essere incoronato Papa.
Al contrario, l’attrattività della ‘Perdonanza’, oggi, si basa, quasi esclusivamente, sugli spettacoli serali, che determinano il dibattito pubblico, misurano il successo o l’insuccesso dell’evento, ne definiscono i momenti salienti. Per rendersene conto, basta sfogliare le pagine social e visitare i siti istituzionali di questa 727esima edizione.
E’ evidente che, in questo modo, è difficile costruire un evento con una connotazione identitaria conoscibile e riconoscibile che possa divenire attrattiva a livello nazionale e internazionale.
Non si sta discutendo la qualità del cartellone ideato dal maestro Leonardo De Amicis, si rischierebbe di aprire una discussione infinita; s’intende dire, piuttosto, che l’offerta di spettacoli e concerti richiama pubblico in sé, per il piacere della fruizione artistica, come accadrebbe ovunque, in qualsiasi città d’Italia, al di là di Celestino V e della ‘Festa del perdono’. Così, però, non si costruisce un’identità unica e irripetibile tale da determinare un interesse che vada oltre il singolo evento.
A dirla con parole semplici: se dovesse venire meno l’impegno del maestro De Amicis che, da quattro anni, porta all’Aquila artisti di richiamo nazionale per esibirsi sul palco di Collemaggio, l’evento ‘Perdonanza’, così come è stato ‘costruito’, perderebbe gran parte della sua attrattività. E questo non possiamo permettercelo, per la responsabilità che impone il riconoscimento dell’Unesco e per i fondi che, in questi anni, sono stati investiti, a valere sulla quota parte di risorse per la ricostruzione destinate allo sviluppo sociale, economico e culturale.
Sfogliate il programma della ‘Perdonanza 2021’: oltre il ‘Fuoco del Morrone’ e il corteo della Bolla, viene da chiedersi dove si possa rinvenire il messaggio celestiniano, la riflessione sul senso del perdono, sul concetto ampio di pacificazione, sul dialogo tra i popoli, sull’inclusione; dove si intercettano quegli elementi che dovrebbero costituire l’identità dell’evento, che dovrebbero costruire negli anni la stabilità, la linearità e la coerenza dei contenuti di cui si accennava per rendere conoscibile e riconoscibile la ‘Perdonanza’ oltre i confini dei comuni del circondario?
Nei giorni scorsi, il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Stefano Palumbo ha pubblicato sui social una riflessione assolutamente condivisibile: “Io apprezzo e riconosco la qualità degli spettacoli organizzati in questi anni dalla competente direzione del maestro De Amicis, ma pensare che siano i nomi degli artisti che si esibiscono davanti la basilica di Collemaggio a restituire rilevanza all’evento è pura miopia”, le parole di Palumbo. “La Perdonanza, nonostante il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’Unesco (del corteo storico e del cammino del Perdono) resta una manifestazione ad uso e consumo degli aquilani e al più di qualche nostro corregionale. Continuerà ad esserlo finché la considereremo solo una settimana di spettacoli, finché non concentreremo gli sforzi anche sulla valorizzazione dell’unicità del messaggio ereditato da Papa Celestino V che, da custodi privilegiati, dovremmo alimentare e tramandare nell’arco di tutto l’anno e non solo l’ultima settimana di agosto”.
Possibile – si è chiesto Palumbo – che, tanto per agganciarci all’attualità, “non trovi spazio all’interno della Perdonanza un dibattito su Gino Strada, faro di pace e solidarietà? O la questione afgana con la rivendicazione dei diritti umani secondo quel principio ‘universale’ che proprio Celestino V introdusse, con un atto per l’epoca rivoluzionario, attraverso la Bolla del Perdono? Oppure, sarebbe così peregrina l’idea di fare un gemellaggio culturale tra L’Aquila e Oslo per legare la nostra Perdonanza al prestigioso ed internazionale premio nobel per la pace?”.
La Perdonanza non è della città dell’Aquila, è un dono universale: va svincolata dalla politica, va resa patrimonio turistico, economico e culturale stabile e nazionale.