L’Aquila scelga la via della sostenibilità ambientale
Il tema dell’ambiente in un contesto territoriale come il nostro, in un contesto storico come quello che stiamo attraversando, della transizione ecologica, non può essere limitato ad una discussione sulla conservazione dei parchi e sui vincoli ambientali del Gran Sasso, su cui si dibatte come in un derby da decenni. Non voglio con questo sminuire una discussione seria e affatto banale, ma ritengo sia utile e necessario affiancare a questa uno sguardo globale anche sul problema dell’ambiente urbano che è al centro delle azioni politiche nazionali, europee ed internazionali. L’Aquila, al pari di qualsiasi altro territorio nel mondo, non è immune all’impatto che i cambiamenti climatici già stanno provocando ovunque, come è evidente che qualsiasi azione di contrasto all’emergenza climatica volessimo mettere in campo non sarà da sola in grado di modificare alcunché. Intraprendere questa strada però, oltre a rispondere ad una questione etica rispetto alla consapevolezza del fenomeno globale in atto e delle azioni necessarie che ognuno è chiamato ad intraprendere, può rappresentare per ogni realtà territoriale anche un’opportunità di rivedere il proprio modello di sviluppo secondo un principio di sostenibilità. L’Aquila dovrebbe farlo con la massima determinazione e naturalezza per diversi motivi. – Innanzitutto perché obiettivi come quello della decarbonizzazione e della neutralità climatica in una città non particolarmente industrializzata come la nostra sono, seppur sempre difficili, sicuramente più facilmente raggiungibili che altrove. Anzi, se le azioni fossero ben indirizzate potrebbero costituire un forte elemento di discontinuità, positivo in termini di sviluppo, rispetto al recente passato impostato su logiche spesso sfavorevoli per territori come quello aquilano. – Perché rappresenta una risposta concreta alla grave crisi occupazionale che attraversa il nostro territorio.
Basti pensare che secondo uno studio di Unioncamere “Da qui al 2025 il mercato del lavoro avrà bisogno di almeno 2,2 milioni di nuovi lavoratori in grado di gestire soluzioni e sviluppare strategie ecosostenibili (si tratta del 63% del fabbisogno complessivo espresso dalle imprese entro i prossimi 4 anni). Il 57% del fabbisogno 2021-2025, vale a dire due milioni di persone, dovrà saper utilizzare il digitale. Insomma, entro il 2025, sei lavoratori su 10 devono essere in possesso di competenze green o digitali.” L’Aquila città della conoscenza e della formazione non può non coltivare l’ambizione di diventare laboratorio nazionale anche in questo ambito. – E lo può fare disponendo di un contesto territoriale in cui l’ambiente che ci circonda è il bene più importante e lo sarà sempre di più proprio a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Secondo uno studio scientifico sulla domanda energetica degli edifici in gran parte dell’Italia il consumo energetico annuo per il raffrescamento supererà nel giro di un paio di decenni quello del riscaldamento che attualmente è decisamente superiore al primo. L’Aquila, più di altri territori appenninici, è destinata a diventare secondo questo studio un’oasi climatica. Il clima potrebbe quindi rappresentare insieme alla qualità della vita e del contesto ambientale un fattore di attrazione per nuovi cittadini più di quanto altri elementi lo siano stati finora. Credo quindi sia maturo il tempo per fare dell’“ambiente umano”, secondo quel “Rapporto Brundtland” che negli anni ’80 diede la definizione contemporanea di “sviluppo sostenibile”, il vero volano sociale, culturale ed economico della nostra città, anticipando le dinamiche e non inseguendole come è consuetudine fare praticamente su tutto. Città come Milano o Bologna, che sull’ambiente possono fare solo teoria, già da anni hanno intrapreso su questo tema strade chiare e coraggiose che le hanno rese già oggi protagoniste soprattutto rispetto alle tante call europee che periodicamente escono su queste tematiche perché ne hanno intuito da subito l’enorme valore economico e di sviluppo. L’Aquila può coniugare la teoria alla pratica, valorizzando le risorse idriche e forestali di cui dispone, attraverso interventi di rigenerazione urbana ambientalmente sostenibili. Un processo che passa per la visione politica e la capacità delle scelte pubbliche di attivare un processo virtuoso che stimoli anche investimenti privati.
Faccio in tal senso tre proposte:
1. Candidatura del Comune dell’Aquila alla missione europea “100 climate-neutral cities by 2030”. Gli obiettivi della missione sono: sostenere 100 città nel divenire Climate-Neutral e Smart entro il 2030 e garantire che queste fungano da centri di sperimentazione e innovazione per consentire a tutti i centri europei di seguirne l’esempio entro il 2050. Alcuni degli obiettivi fissati in questo bando sono tra l’altro quelli contenuti della mozione da me presentata sul tema delle misure di contrasto all’emergenza climatica e ambientale, votata dal consiglio stesso nel settembre del 2019, ma quasi totalmente disattesa dall’amministrazione. La semplice candidatura, con la volontà di perseguirne gli obiettivi indipendentemente dall’esito della selezione, vale smisuratamente di più del titolo di Capitale dello Sport ottenuto pagandolo. Basta osservare come 1/3 dei 1800 miliardi di euro di investimenti complessivi, tra piano per la ripresa di NextGenerationEU e bilancio settennale dell’UE, sono destinati a finanziare il Green Deal europeo, per capire come tante altre iniziative simili potrebbero presentarsi in futuro. Ritengo dunque fondamentale che il Comune si doti di un ufficio dedicato alla transizione ecologica con competenze adeguate anche alla partecipazione dei bandi europei e nazionali.
2. A fine dicembre è stato dato il via libera per il treno a idrogeno nella tratta Terni, Rieti, L’Aquila, Sulmona. Un intervento che risponde senza dubbio alla necessità di sperimentare sistemi di trasporto a basso impatto ambientale, molto meno a quella posta a gran voce da migliaia di cittadini aquilani, che chiedono un netto miglioramento dei collegamenti più che dei locomotori. Il progetto, che prevede anche la realizzazione di tre impianti in Lazio, Umbria e Abruzzo per la produzione di idrogeno “green” destinato al treno, ma anche all’alimentazione del trasporto locale ed extraurbano su gomma, fondi per la progettazione e per l’acquisto del materiale rotabile. Le recenti iniziative intraprese dall’amministrazione comunale relative ad uno studio di fattibilità per la realizzazione di un collegamento tra L’Aquila e Avezzano apre uno scenario dagli esiti molto incerti e mette di fatto una pietra tombale sull’idea di collegamento verso Passo Corese. Se dunque si è deciso di procedere in questa direzione, che si valuti almeno l’opportunità che la produzione dell’idrogeno e che parte dei servizi erogabili avvenga all’Aquila in modo da acquisire in loco, anche attraverso il coinvolgimento dell’Università e società private, competenze tecnologiche in un settore strategico per il futuro.
3. Il caro energia che sta mettendo in ginocchio aziende e famiglie ci indica chiaramente che la questione energetica è un fattore competitivo che sarà sempre più determinante. Un aspetto di cui anche l’ente comunale dovrebbe occuparsi, sia relativamente al patrimonio edilizio di cui dispone (che nel caso dell’Aquila è davvero imponente), sia in termini di promozione di politiche energetiche. Quella relativa alle comunità energetiche sarebbe di enorme interesse per il Comune e per i suoi cittadini, il Comune potrebbe costituirne una propria, come promuoverne altre sul territorio attraverso il coinvolgimento di aziende, attività commerciali o cittadini privati. A tal proposito ho in programma di organizzare un’agorà del PD sull’argomento.
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