A proposito di PUMS
Quando una mobilità urbana si può dire sostenibile?
Innanzitutto quando non è appannaggio dei soli automobilisti, ma concede pari diritti anche ai pedoni e ai ciclisti. Quando per spostarsi in sicurezza da un punto all’altro della città si dispone di un ventaglio di scelte (a piedi, in bici, con l’autobus o con l’auto privata) e non solo quella obbligata dell’uso della propria macchina. Quando i costi e i guadagni sono equamente distribuiti tra pubblico e privato, quando non esclude o marginalizza i meno abbienti, i non patentati, i diversamente abili.
È sostenibile, inoltre, quando l’esigenza di una carreggiata per il transito di mezzi a motore, bici o pedoni non sacrifica integralmente la necessità, altrettanto primaria, di avere alberature (fondamentali per la qualità dell’aria e del microclima soprattutto estivo) e aree drenanti per evitare allagamenti in caso di pioggia.
All’Aquila ci si sposta quasi esclusivamente in auto, tanto è vero che siamo la città con il più alto tasso di motorizzazione tra i capoluoghi di provincia italiani (765 auto ogni 1000 abitanti). In molte strade le alberature insistono sugli stessi marciapiedi tanto da rendere impossibile percorrerli trasportando un bambino su di un passeggino o da un disabile sulla sedia a rotelle. Le corsie ciclabili sono tracciate con una linea di vernice gialla all’interno della carreggiata dedicata alle auto, con evidente rischio per i ciclisti, come vasi di coccio tra quelli di ferro. Non esiste un solo centimetro quadrato dove far defluire le acque meteoriche.
Tratti di marciapiede e pista ciclabile su Via XX Settembre
All’Aquila dunque non è garantita, quasi ovunque, la possibilità di scegliere come spostarsi, non esiste pari diritto tra le diverse tipologie di utenti della strada e l’esigenza di mobilità nelle sue varie forme assorbe ogni spazio disponibile a scapito di elementi di carattere ambientale fondamentali per la qualità della vita in ambiente urbano.
Si potrebbe obiettare che nella stragrande maggioranza delle città italiane (e non solo) la situazione non è poi tanto diversa e che L’Aquila è penalizzata sia per le condizioni orografiche, sia per il fatto che la sua parte storica, tra le più estese d’Italia, lascia poco spazio alle trasformazioni. Considerazioni a cui si potrebbe però rispondere facendo presente come, anche laddove le condizioni lo consentivano, si sono perse grandi occasioni. L’intervento su Viale Corrado IV è in tal senso emblematico.
Nella realizzazione della nuova viabilità su Viale Corrado IV non sono stati previsti né alberature né spazi drenanti, solo una grande distesa di asfalto
Ma come diceva Albert Einstein, “non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose”. Aggiungo dicendo che per cambiare, da qualche parte bisognerà pure iniziare. Il PUMS elaborato dall’amministrazione introduce alcune innovazioni sul sistema della mobilità ma, mi permetto di dire, senza il coraggio necessario a ribaltare alcuni paradigmi, sbagliati, a cui ormai ci siamo abituati. Anche qui, l’intenzione di riaprire al traffico Viale Ovidio la dice lunga sul romantico sguardo rivolto al passato del governo cittadino piuttosto che ad un futuro che impone cambiamenti radicali delle nostre abitudini. Lancio allora un paio di suggestioni.
La prima: introduzione del senso unico lungo l’anello che circonda il centro storico dell’Aquila composto da Via XX Settembre, Via Strinella e Viale della Croce Rossa, con riduzione dello spazio dedicato alle auto e ad altri mezzi a motore e realizzazione di alberature, marciapiedi, pista ciclabile dedicata, parcheggi e altri spazi con funzione drenante. Tutto quello che una mobilità urbana sostenibile richiede. Una serie di circolatori di collegamento e di parcheggi di scambio lungo l’anello sarebbero il giusto corredo ad una proposta immaginata nella prospettiva di pedonalizzazione del centro storico.
Anello a senso unico attorno il centro storico dell’Aquila con sistemi circolatori di collegamento
La seconda: a quasi 20 anni dalla loro posa, si sta provvedendo alla rimozione dei binari della mai nata metropolitana di superficie della giunta Tempesta lungo il tratto di Via della Comunità Europea, Via Leonardo Da Vinci e Via Amiternum. Aveva iniziato già l’amministrazione Cialente nel 2014 sul tratto di Viale Corrado IV. Uso questo parallelo nella speranza che almeno questa volta non si perda l’occasione per ripensare questa arteria per dare ad un agglomerato popoloso come Pettino la possibilità di spostarsi non solo prendendo il metrobus previsto nel PUMS, ma anche muovendosi a piedi lungo un viale alberato o in bici lungo una pista dedicata e sicura. Una sorta di corridoio verde che valorizzerebbe un’area relegata altrimenti a quartiere dormitorio.
Realizzazione di un corridoio verde lungo il tracciato (in blu 😊) del futuro metrobus
Una parte di città che ben conosco reagirà con il classico: “Ma perché bisogna cambiare se si è sempre fatto così? Non si può fare da un’altra parte?”. Tranquillizzo subito tutti ricordando che tendenzialmente le mie proposte non hanno mai avuto grande successo con l’attuale amministrazione e in ogni caso non voglio spacciarmi per l’urbanista che non sono. Probabilmente le mie idee hanno anche grosse criticità e certamente non hanno alcuna funzionalità, se non inserite in un ragionamento su scala più ampia. Chiedo però di salvare l’aspetto positivo dell’idea, il coraggio di immaginare una città nuova, con una mobilità democratica e con la giusta attenzione alla qualità degli spazi pubblici, una città che assuma sul tema della trasformazione urbana l’ambizione di porsi come laboratorio, protagonista della transizione ecologica e non “cliente” di soluzioni pensate altrove da altri. È possibile e necessario.