L’Aquila e la sfida della transizione ecologica
Le città e le comunità urbane hanno bisogno di verde. Ne hanno estremo bisogno per far fronte alle crescenti problematiche legate alla scarsa qualità dell’aria, agli effetti delle isole di calore, ai rischi di allagamento in caso di piogge torrenziali, all’esclusione sociale e agli ambienti urbani degradati, fattori che producono numerosi e significativi impatti sulla salute, sulla qualità della vita, sul benessere e sulla sicurezza dei cittadini, in particolare tra le classi meno abbienti. Ne ha bisogno anche la nostra città, più di quanto si possa pensare, sicuramente molto di più di quanto l’attuale amministrazione ha fatto finora su questo tema. L’Aquila è carente e quindi necessita di infrastrutture verdi attraverso cui collegare, in modo sostenibile e socialmente inclusivo, pezzi di città. Diversi purtroppo sono gli esempi di interventi programmati dalla precedente amministrazione e arenatesi nelle mani dell’attuale: la pista ciclabile della valle Aterno di cui, nonostante la disponibilità dal 2017 di un finanziamento di 20 milioni di euro, non si vede ancora la luce; il masterplan di “Viale della Croce Rossa” (dalla cui dotazione finanziaria si sono addirittura prelevati 3 milioni di euro per dirottarli sulla realizzazione del ponte di Belvedere) che oltre a collegare funzionalmente il parco del Castello a quello di Piazza D’Armi (progetto anch’esso tristemente impantanato) avrebbe permesso di affrontare il problema delle acque che il viale raccoglie ad ogni nubifragio provocando gravi danni di allagamento nella zona della “Rotonda”.
Masterplan: progetto di riqualificazione Viale della Croce Rossa
Ma non basta, le sfide lanciate con il Green New Deal per il contrasto dei cambiamenti climatici e orientate verso un sistema socioeconomico sostenibile, impongono la necessità di idee nuove, di politiche urbane più coraggiose capaci di rivoluzionare, promuovendo o disincentivando, le abitudini e i comportamenti quotidiani della comunità. Obiettivi su cui, essendo indirizzata una quota considerevole delle risorse del piano europeo per la Next Generation e dei fondi ordinari europei, si apriranno in futuro grandi opportunità. Ai vari interventi spot, ricondotti solo comunicativamente ad un Piano Urbano di Mobilità Sostenibile mai approdato in consiglio comunale, occorre dunque sostituire una pianificazione strategica delle infrastrutture verdi urbane estesa su tutto il territorio e capace di unire, attraverso interventi di rinaturalizzazione, soprattutto i quartieri periferici con il centro storico. Si pensi ad esempio ai popolosi abitati di Cansatessa, Pettino, Santa Barbara e Torrione che si susseguono senza soluzione di continuità sul lato nord della città, privi in molti tratti persino di un marciapiede attraverso cui spostarsi in sicurezza a piedi, figuriamoci in bicicletta. La realizzazione di un parco lineare attrezzato con spazi sportivi e culturali cambierebbe volto ad interi quartieri, relegati attualmente per carenza di spazi di socialità a semplici dormitori, rivoluzionandone anche il modo con cui verrebbero vissuti.
Esempio di infrastruttura verde urbana e in basso, ipotesi stralcio parco lineare Pettino
In alcuni casi basterebbe cogliere le opportunità di riconversione urbana che alcuni interventi già programmati offrirebbero. Penso, ad esempio, all’interramento dell’elettrodotto previsto nel tratto tra Pettino e Torrione, sul cui tracciato andrebbe a mio avviso realizzata una pista ciclopedonale attrezzata e verde che, costeggiando la gran parte degli istituti scolastici, avrebbe la capacità di rivoluzionare la mobilità scolastica.
Tracciato dell’attuale elettrodotto su cui si potrebbe realizzare una pista ciclopedonale
Discorso analogo andrebbe fatto sulla zona est della città, dove arrivare al nucleo industriale-commerciale di Bazzano dalle vicinissime frazioni di San Gregorio, Onna, Monticchio, Paganica e Bazzano è impossibile se non con la macchina. Vale la pena a tal proposito richiamare la proposta che l’arch. Fabio Andreassi formulò per conto dell’ANCI relativamente alla problematica ancora irrisolta della variante sud, nell’ambito della quale proponeva la realizzazione di un bosco lineare da 60.000 mq e 2.500 alberi, nel tratto della SS17 compreso tra le attuali rotatorie posizionate alle intersezioni con Via Onna e con la Strada Provinciale 17bis, funzionale alla ricucitura delle attuali attività fronte strada in un unico parco commerciale in cui potersi muovere anche pedonalmente. Un’idea, cestinata dall’amministrazione, che andrebbe invece ripresa ed estesa attraverso una ramificazione verso tutte le frazioni sopra citate.
Proposta di bosco lineare nell’area industriale di Bazzano a cura dell’Arch. Fabio Andreassi
Molte sarebbero le infrastrutture verdi da realizzare anche in altre zone della città, moltiplicando così la capacità naturale delle piante di abbattere le sostanze inquinanti, ripristinando la fruizione del suolo e dello spazio da parte delle comunità e trasformando aree marginali e degradate in hub attivi verdi e vivificanti all’interno della città. Ci sarebbe in realtà la possibilità, sfruttando la presenza del grande corridoio ecologico rappresentato dall’asse fluviale che attraversa da est a ovest la città, di progettare e realizzare una rete green cittadina concepita come una grande e capillare infrastruttura urbanistica, corredata naturalmente di un evoluto piano per la manutenzione del verde.
“Masterplan Kilometro Verde” per la valorizzazione paesaggistico-ambientale del tratto dell’autostrada A1 nelle vicinanze di Parma dello Studio Bellesi Giuntoli
Quello che è certo è che non ci si può abituare e rassegnare all’idea che nella nostra città non si possa fare meglio di quanto fatto con il recente intervento realizzato in via Panella, un’isola d’asfalto nell’asfalto. No, non è decisamente questa la strada da seguire.
Esempio di infrastruttura verde urbana in contrasto con il percorso pedonale realizzato in via Panella
Bisogna invece coltivare la bellezza e valutare ogni intervento in relazione a come lo stesso si inserisce nell’ambiente. C’è un nuovo mondo in arrivo, un mondo in cui natura e cultura si incontreranno in un nuovo concetto di sostenibilità attorno al quale anche L’Aquila è chiamata a ripensare il proprio modello sociale.
Hai fatto una panoramica di pianificazione apprezzabile.
Posso dirti che anche con molto meno, se solo la politica mettesse in condizioni l’amministrazione di lavorare giá si farebbe tanto e, bada bene, con le professionalitá giuste al posto giusto, non con le consorterie di convenienza.
Un saluto e ancora complimenti a te.