
Una visione coraggiosa per una mobilità veramente sostenibile
Sarà la suggestione causata dagli annunci degli ultimi giorni o di altri fatti in passato, sarà la mia propensione ad essere un po’ visionario, ma guardando questo video sul nuovo sistema ConnX sviluppato dall’azienda italiana Leitner (che si basa su una funivia la cui cabina, arrivata alla stazione, viene consegnata a un veicolo autonomo per proseguire il percorso su strada in maniera veloce e sostenibile) mi è venuto naturale calarlo nel contesto aquilano e immaginarlo magari a servizio di alcuni dei poli universitari cittadini.
Appena 2 giorni fa, infatti, dopo una lunghissima gestazione, è stato illustrato alla Commissione Territorio comunale il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS). Tra le proposte progettuali previste c’è il collegamento funiviario tra la stazione dell’Aquila e Roio, in particolare con il polo universitario di Monteluco. Proprio l’Università dell’Aquila ha annunciato nel mese di agosto la nascita all’Aquila del laboratorio nazionale per l’auto connessa ed autonoma in collaborazione con il Consorzio Radiolabs, l’Agenzia Spaziale Europea, oltre grandi aziende come Leonardo, Telespazio e la PMI aquilana Elital.

Non potrebbe essere allora ConnX, la funivia speciale ideata e brevettata dall’azienda altoatesina Leitner, un innovativo progetto di integrazione del trasporto via fune con quello terrestre meritevole di attenzione e, perchè no, dei fondi del PNRR? È uno scenario troppo futuribile oppure, potendoci avvalere delle preziose competenze sviluppate dall’Ateneo aquilano nell’ambito della sperimentazione 5G, un’occasione
per rivoluzionare alcuni paradigmi ormai obsoleti ma apparentemente immutabili nella nostra città che compare sempre in fondo alle classifiche nazionali per km di piste ciclabili e in vetta per il numero di automobili in rapporto alla popolazione (77 ogni 100 abitanti secondo il rapporto di Legambiente sulle performance ambientali delle città 2021). Del resto, come si pensa di raggiungere l’obiettivo fissato nel PUMS di liberare il centro storico dell’Aquila dalle auto entro il 2027? Ben vengano i contributi per bici e auto elettriche, ma occorre maggiore coraggio.
A tal riguardo non si può che salutare con favore il restyling del piazzale della stazione, i cui lavori dovrebbero partire a giorni, ma quando veniva annunciato già nel 2018, non si parlava anche della realizzazione della bretella di collegamento tra la strada Mausonia e la stazione centrale, essenziale per risolvere i problemi di traffico nella zona? E della metro di superficie da realizzare sul tratto ferroviario esistente che collega Scoppito a San Demetrio cosa si intende fare? Che fine hanno fatto entrambi i progetti? Si chiede giustamente che anche L’Aquila sia inserita nelle direttrici di collegamento veloce su ferro ma nel frattempo non sarebbe utile pensare a come portare le persone in stazione?

L’area della stazione, appunto, (l’ho proposto in più di un’occasione ma lo ribadisco di nuovo), che ha un ruolo marginale e periferico rispetto all’attuale assetto urbanistico, potrebbe assumere invece una funzione centrale per la mobilità cittadina, se solo si decidesse di trasformarla in un vero hub intermodale tra viabilità veloce (Mausonia appunto), urbana, su ferro e ciclo-pedonale (con la realizzazione della pista ciclabile della Valle Aterno e la pedonalizzazione in chiave turistica di via Tancredi da Pentima come prosecuzione del circuito lungo la cinta muraria). Questo intervento, aggiunto alla realizzazione di un nuovo casello autostradale nei pressi del nucleo industriale di Pile (anche qui, qualcuno se ne sta ancora occupando o è stata definitivamente abbandonata l’idea?) consentirebbe di alleggerire sensibilmente il traffico lungo le principali arterie cittadine, favorendo conseguentemente un più veloce ed efficiente trasporto pubblico che ridurrebbe così la necessità di accedere al centro storico con l’auto privata, requisito fondamentale per l’attuazione della tanto auspicata pedonalizzazione.

Certo ci vuole coraggio, visione e consapevolezza sulle sfide a cui la transizione ecologica e digitale chiama le realtà urbane. La domanda a questo punto è una ed è rivolta a tutti noi: siamo pronti ad un salto di qualità politico culturale e sociale?